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."Sono accorso" continuava Beauchamp, "per dirvi: Alberto, glierrori dei nostri padri non possono ricadere sui figli.Alberto,pochissimi hanno traversato le rivoluzioni, in mezzo alle qualisiamo nati, senza che qualche macchia di fango o di sangue abbialordato loro l'uniforme da soldato, o la toga da giudice.Alberto,nessuno al mondo, ora che ne ho tutte le prove, ora che sonopadrone del vostro segreto, può forzarmi ad un duello che lavostra coscienza, ne sono certo, si rimprovererebbe come undelitto; ma ciò che voi non potete esigere da me, io stesso vengoad offrivelo.Queste prove, queste rivelazioni, questi attestatiche io solo possiedo, volete che scompaiano? Volete che questoterribile segreto resti fra voi e me? confidate nella mia parolad'onore? Il segreto non uscirà mai dalla mia bocca.Dite, lovolete, Alberto, dite, lo volete voi?"Alberto si lanciò al collo di Beauchamp."Ah, nobile cuore!" gridò egli."Prendete" disse Beauchamp, presentando il foglio ad Alberto.Alberto lo afferrò con mano convulsa, lo strinse, lo spiegazzò,pensò di stracciarlo, ma, temendo che la più piccola particellatrasportata dal vento non venisse un giorno a far riemergere lavicenda, andò alla candela, sempre accesa per i sigari, e neconsumò fin l'ultimo frammento."Caro amico, amico eccellente!" mormorò Alberto mentre bruciava lacarta."Ora tutto sia dimenticato come un cattivo sogno" disse Beauchamp,"e se ne sperda la memoria, come svaniscono queste ultime favilleche scorrono sulla carta annerita, e quest'ultimo fumo che sfuggeda queste mute ceneri.""Sì, sì" disse Alberto, "e rimanga soltanto l'eterna amicizia chetrasmetteremo ai nostri figli, amicizia che mi ricorderà sempreche il sangue delle mie vene, la vita del mio corpo, l'onore delmio nome, lo debbo soltanto a voi.Perché se tal cosa fosse stataconosciuta, oh, Beauchamp, vi dichiaro che mi sarei bruciato lecervella.Oh no, povera madre, non avrei voluto ucciderla con lostesso colpo, sarei espatriato.""Caro Alberto!" disse Beauchamp.Ma il giovane si tolse ben presto da questa gioia inattesa e, percosì dire, fatidica, e ricadde più profondamente nella suatristezza."Ebbene" domandò Beauchamp, "ditemi, che cosa c'è di nuovo, amicomio?""C'è" disse Alberto, "che qualche cosa mi lacera il cuore.Ascoltate, Beauchamp.Non è possibile ad un figlio spogliarsi così702 in un attimo di quel rispetto, di quella confidenza e diquell'orgoglio che gli ispirava il nome intemerato di suo padre.Oh, Beauchamp, come potrò ora presentarmi a lui? Come potròoffrirgli la fronte e le guance, quando avvicinerà le suelabbra?.Ritirerò la mano quando mi stenderà la sua?.Beauchamp, io sono il più infelice degli uomini.Ah, madre mia,mia povera madre" disse Alberto, guardando attraverso occhi pienidi lacrime il ritratto di sua madre, "se veniste a saperlo quantosoffrireste!""Coraggio" disse Beauchamp tendendogli le mani, "coraggio, amico!""Ma da dove veniva quella prima nota inserita nel vostrogiornale?" gridò Alberto."Dietro a tutto ciò, c'è un odiosconosciuto, un nemico invisibile.""Ebbene" disse Beauchamp, "ragione di più.Coraggio, Alberto! Nonfate comparire alcuna traccia di emozione sul volto, portatequesto dolore in voi, come la nube porta in sé la rovina e lamorte, segreto fatale che si comprende soltanto al momento in cuiscoppia la tempesta.Andate, amico, serbate le vostre forze per ilmomento di questo scoppio.""Voi credete dunque che non siamo giunti al termine?" disseAlberto spaventato."Io non credo niente, amico mio, ma tutto è possibile.Aproposito.""Che?." domandò Alberto, vedendo che Beauchamp esitava."Sposate ancora la signorina Danglars?""Perché mi fate questa domanda in tal momento?""Perché penso che la rottura o il compimento di questo matrimoniosia in relazione con ciò che ci occupa in questo momento.""In che modo?" disse Alberto la cui fronte s'infiammò."Voicredete che il signor Danglars.""Vi domando soltanto a che punto siete con questo matrimonio.Chediavolo! Non date alle mie parole altro senso di quello che vi doio, né importanza maggiore di quella che hanno.""No" disse Alberto, "il matrimonio è mandato a monte.""Bene" disse Beauchamp.Quindi, vedendo che il giovane ricadeva nella sua malinconia:"Sentite, Alberto" disse, "se credete a me, sarebbe bene cheuscissimo un giro al Bois in calesse o a cavallo vi distrarrà.Torneremo per far colazione in qualche luogo e poi andremo ognunoper i nostri affari.""Volentieri" disse Alberto, "ma usciamo a piedi; mi sembra che unpo' di fatica mi farà bene.""Sia" disse Beauchamp.E i due amici uscendo a piedi s'avviarono al boulevard.Giunti alla Madeleine:"Sentite" disse Beauchamp, "giacché siamo sulla strada, andiamo unpo' a trovare il conte di Montecristo, egli vi distrarrà.E' unuomo ammirabile per riconfortare gli spiriti, e non fa maidomande, e a mio avviso, la gente che non fa domande è la piùabile consolatrice.""Andiamo pure" disse Alberto, "andiamo da lui, lo desidero."Capitolo 84.VIAGGIO.703 Montecristo mandò un grido di gioia, vedendo i due giovani."Oh! Oh!" disse."Spero che tutto sarà finito, spiegato,accomodato.""Sì" disse Beauchamp."Voci assurde che sono cadute da se stesse,e che ora, se si rinnovassero, mi avrebbero per loro primoantagonista.Non ne parliamo dunque più.""Alberto vi dirà" riprese il conte, "ch'io gli avevo dato questomedesimo consiglio.Ma osservate" soggiunse, "che esecrabilemattina sto passando.""E che cosa fate? Mi sembrate occupato a mettere in ordine levostre carte.""Le mie carte? Grazie a Dio, no! Nelle mie carte c'è sempreordine, un ordine meraviglioso, poiché non ne ho.Sono le cartedel signor Cavalcanti.""Del signor Cavalcanti?" domandò Beauchamp."Eh, si, sapete bene, quel giovanotto lanciato in società dalconte" disse Morcerf."No, davvero" riprese Montecristo, "io non ho lanciato alcuno, edil signor Cavalcanti meno di chiunque altro.""E che sposerà la signorina Danglars, in vece mia, cosa che" disseAlberto, sforzandosi di sorridere, "come potete bene immaginarvi,mi addolora profondamente, mio caro Beauchamp [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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